Esercizi sprituali e meditazioni

dal Diario di Mons. Giuseppe Canovai – Esercizi spirituali e meditazioni

29 marzo 1923 – Esercizi spirituali a Villa Carpegna. “Vanità di vanità come diceva S. Filippo”
Ecco, la prima giornata dei miei Esercizi è finita… Mi pare ora che mi muovevo da Piazza S. Pietro verso Villa Carpegna ed ora una giornata è già passata e passeranno presto le altre due e verrà la Domenica di Pasqua e poi tornerò nel vortice affannoso della vita ordinaria e poi gli esami, le vacanze e poi di nuovo via via, con la velocità del vento fugge la vita. Ma questo pensiero che fa tremare e scoraggiare gli increduli, che fa esclamare a Leopardi « La grande vanità del tutto », questa nullità che per altri è morte, per noi, alunni della scuola dolorosa del Calvario, è fonte di vita e di forza; ebbene se tutto passa incerto e caduco fissiamoci in Dio, Egli non passerà mai, Egli l’eterna-mente stante. E se tutto vacilla d’intorno, nella fede, nella Chiesa, in Dio troviamo forza e coraggio.

Ecco quale mi pare che possa essere, quindi, la conclusione di questa mia giornata di esercizi: tutto è vano, vanità di vanità come diceva S. Filippo, unica realtà Dio, quindi misuriamo tutto alla stregua delle verità divine, meditiamo le verità eterne, non pensiamo che a Dio, miglioriamo la nostra vita, facciamoci degni di ricevere gli eterni premi del Cielo dal nostro divino Maestro.

— Charles de Foucauld monaco trappista ed eremita nel deserto. Si, è un grande, un gigante, un santo, quale grandezza può reggere di fronte alla grandezza di un Santo? Egli nei tempi moderni è il simbolo della più grande generosità: Esser generosi con Cristo: ecco il suo muto ammonimento.
Cristo ha dato tutto per noi, diamo tutto per lui. Lasciare il mondo, farsi trappista? No, non basta, più avanti ancora, grida il cuore generoso, più avanti, distruggiamo noi stessi nella divina pazzia della Croce e dell’eremo, là nel deserto ove non siamo più nemmeno uomini nell’estasi profonda di Dio, là la felicità e la gioia. Noi ci priviamo di tutto per darci tutti a Dio, Dio ci darà tanta pace e consolazione di spirito da non farci rimpiangere ciò che abbiamo dato per lui.

Ecco cosa dice al mondo questo giovane parigino sottotenente dei cacciatori africani, monaco trappista eremita.


Giovedì, 10 aprile 1924 – Esercizi spirituali

Stamane abbiamo meditato la morte, è veramente la meditazione più semplice e più efficace. Il mondo é caduco, verrà la morte e lo lasceremo, l’eternità ci aspetta, questa ci preme, il resto è bagattella.

Abbiamo meditato i dolori, la tristezza della morte e insieme il gaudio e la letizia della morte.

Come é salutare all’anima,come è sostanziosa ed eccellente la meditazione della morte, allora tutto rientra nel suo valore. Non so meditarla altro che pregando così: Gesù mio concedetemi di poter vivere in modo di non aver altro che da amare la morte e concedetemi poi una morte come quella del missionario, come quella di Francesco Saverio, senza conforto di uomini perché allora avrò intorno a me Voi e i vostri S. Angeli.


10 aprile 1924 – Ore 21,30.

La parte letta stamane della vita di Ozanam mi è particolarmente piaciuta, si diceva appunto degli accenti infuocati di amore con cui quel grande trattava della sua virtù preferita. Dio mio: la verginità, oh lo sguardo di Colui al cui cospetto non son mondi i cieli si posa tanto volentieri dal trono della sua gloria su queste sue anime predilette; anch’io, dopo tanto vagare, la voglio anch’io trovare, voglio anch’io fissare su di essa il mio sguardo e tenerla sempre presente alla mente perché in queste anime vergini e giovani Dio abitò come in un tempio: con la grazia vostra voglio e spero riuscire, se non altro però posso pensare spesso ad essa, amarla, venerarla di tutto cuore.

La grande impressione che si suscitò a quella lettura nell’animo per quella gemma dell’ordine soprannaturale mi lasciò però piuttosto indifferente, ed assai più in alto vedevo altri ideali che non quelli sia pure santi ed onesti cui si dedicava Ozanam.

Ho sentito oggi in me un nuovo palpito di purità e di verginità, ho risentito voci antiche sopite e quella grande virtù dopo tanti sforzi mi è apparsa circondata di una luce e di una grazia tutta spirituale e divina.