Vigilia dell’Ascensione: “Duratura e costante sia la mia risurrezione”

“Duratura e costante sia la mia risurrezione”: un proposito radicale che investe ogni momento dell’esistenza. Così don Giuseppe Canovai medita l’Ascensione del Signore, riportando su di sé, sulle azioni di ogni giorno, ciò che la risurrezione di Cristo può e deve operare in noi. Un cambiamento repentino, una conversione della volontà affinché tenda costantemente, in ogni risvolto della giornata, al Bene Supremo.
Proponiamo dunque la lettura di queste pagine del Diario per prepararci a vivere santamente la Solennnità dell’Ascensione del Signore.


dal diario di don Giuseppe Canovai -  Mercoledì, 28 maggio 1924

risurrezione«Cristo appare assai spesso dopo la sua risurrezione agli Apostoli a dimostrare loro la realtà di questa, così devo io dimostrare la realtà della mia risurrezione. Con Cristo è risorta l’anima mia alla vita della grazia, in ogni istante della mia vita devo apparire risorto alle cose dello spirito per restare sempre morto a quelle del mondo. Per questo è necessario che duratura e costante sia la mia risurrezione.

Non solo duratura nel tempo per tutta la vita ma duratura ancora nel giro stesso della giornata, non sia cioè lo slancio fervoroso di un momento, ma la continua costanza nel bene sia, in una parola, una giornata di comunione continua con il mio Dio per modo che la Comunione mattutina non sia che l’introduzione al resto del giorno e la Comunione si continui per tutto il corso del giorno, in una costante aspirazione di bene, in una costante intesa d’amore. Allora solo sarà duratura la mia resurrezione: essa poi deve abbracciare tutto l’uomo, con tutte le mie facoltà, anima e corpo. Sono risorto alla Luce e della luce devo vivere con tutto il mio essere.

Nei pensieri nelle parole e nelle opere si deve realizzare la mia risurrezione, in tutta la mia vita si deve ripercuotere questa gagliarda onda della grazia. In una vita di perfezione morale solo si può manifestare la propria conversione, la risurrezione alla vita dello spirito. Sarò veramente risorto quando in tutto apparirò tale, allora solo la mia risurrezione sarà stabile e duratura. Allora si farà in me la parola dell’Apostolo Paolo: “Ut ambulatis digne Deo per omnia placentes: in omni opere bono fruttificantes et crescentes in scientia Dei”.

Sublime divina sintesi della vita cristiana, camminare in maniera degna di Dio, in tutto piacendo e producendo frutti di ogni opera buona e crescendo nella scienza di Dio. Quanta intensa attività di spirito, quanta intensa perfezione cristiana in queste poche parole di Paolo. Dobbiamo camminare degni di Dio, sì perché noi siamo figli di Dio, fratelli e soldati di Cristo. Come il soldato combatte e si comporta bene per l’onore della sua bandiera, così sta a noi vivere e comportarci perfettamente per l’onore della nostra bandiera, la Croce di Cristo.

Vivremo e combatteremo così se vivremo dando frutti di ogni opera buona. Tutte le opere della carità cristiana ci sono davanti: ecco il campo fecondo dove vive e combatte il cristiano. Crescendo nella scienza di Dio, cioè conoscendo meglio Iddio e la nostra fede non solo come conoscenza intellettuale, Dio non si conosce solo con l’intelletto, purificando la nostra vita nell’austerità cristiana, più vicini agli Angeli conosceremo meglio Dio nella pratica della virtù, lo sentiremo, l’intuiremo perché egli si accosta alle anime che lo cercano. Dio non si cerca solo con l’intelletto, ma con la volontà e con il cuore, dando frutti di tutte le virtù e vivendo degni di Dio, oh allora sì lo sentiremo, lo conosceremo intimamente, egli nella sua infinita misericordia non tarderà di rivelarsi a noi.

Così vivendo, perfetta e costante sarà la mia risurrezione nel tempo, nella intensità crescente di ogni giorno, nella comunione costante con Dio, nella pratica tutta della vita, nei pensieri, negli affetti nelle opere».